giovedì 1 maggio 2014

Martina

Alle elementari, la mia migliore amica era Martina. Era una bella bimba con gli occhi allegri e un caschetto arancione brillante, che le era valso l'originale appellativo di pel di carota. Aveva già gli incisivi definitivi, troppo grandi per quel visino, e delle adorabili lentiggini.

D'estate andava sempre al mare dai nonni, giù al Sud. I suoi caricavano i bagagli e la figlioletta e partivano per il lungo viaggio appena finivano le scuole. Viaggiavano sempre di notte, perché la bimba potesse dormire e non si annoiasse troppo. Viaggiavano sempre di notte, nonostante il rischio di un colpo di sonno. Viaggiavano sempre di notte, nonostante percorrere la Salerno - Reggio Calabria all'alba, dopo ore di auto, non fosse consigliabile.

Martina non aveva il seggiolino, quando l'auto è precipitata dal cavalcavia. Ha urlato per tutti gli interminabili secondi della caduta, poi lo schianto e il silenzio.

Di lei mi resta una fotografia in una cornice infantile e i due ciucci di plastica che mi aveva regalato poco tempo prima e che da allora uso come portachiavi. Erano sei, ma in vent'anni gli altri hanno ceduto, purtroppo.

La prossima volta che posterete una di quelle nostalgiche catene su "noi nati negli anni '80", togliete dalla lista "non avevamo i seggiolini per le auto eppure siamo sopravvissuti lo stesso". Martina era degli anni '80 e se avesse avuto un seggiolino (che oltretutto era già obbligatorio), forse sarebbe sopravvissuta: suo papà si è salvato grazie alla cintura di sicurezza e all'airbag. Voi siete sopravvissuti senza seggiolino semplicemente perché avete avuto l'immenso culo di non aver mai fatto un incidente, non perché eravate di gomma.

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